Da anni in città come Venezia si parla dei problemi causati dal turismo mordi e fuggi, ossia quello spesso legato ai viaggiatori di crociera che scendono mezza giornata, comprano souvenirs prodotti in Asia, sporcano e ripartono poche ore dopo.
Ciò produce danni alla città ed agli artigiani locali che non vengono minimamente riconosciuti nè considerati dai turisti di passaggio, spesso portati ad acquistare prodotti fatti nei loro stessi paesi credendoli made in Italy.
Nessuno ha mai pensato di introdurre un marchio unificato dei prodotti artigianali italiani, unico, facilmente riconoscibile e che sia fortemente pubblicizzato già sulle navi da crociera, in modo che in quelle poche ore di visita il turista sappia almeno dove andare.
Eppure negli ultimi anni è stato anche istituito un Ministero per il Turismo, che a parte spendere milioni di euro per semplici siti internet non ha saputo fare granchè di altro...
Del resto la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e naturalistico è un problema vecchio: si è incapaci di riorganizzarlo e di promuoverlo creando poli museali e percorsi turistici in grado di renderlo finanziariamente autosufficiente. Si è invece capacissimi di svenderlo, affittando i monumenti storici cittadini magari ai miliardari che vogliono festeggiare il diciottesimo compleanno delle figlie agli Uffizi.
Il principio è sempre quello applicato negli ultimi vent'anni ai settori delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità, degli stessi beni culturali: il pubblico non funziona, quindi spolpiamolo e rendiamolo ancora più inefficiente per poi privatizzarlo, svendendolo e creando monopoli privati.
Invece il pubblico può funzionare bene, se lo si vuole; e ammesso che si decida di privatizzare o di elargire concessioni, che lo si faccia almeno a vantaggio dello Stato ed a prezzi di mercato, invece che a puro vantaggio dei privati che beneficiano delle concessioni.