L’agricoltura italiana si avvia all’annientamento: fare l’agricoltore in Italia non conviene quasi più.
Una delle principali cause è la concorrenza sleale che proviene dall’estero, da quei paesi in via di sviluppo dove, grazie alla globalizzazione e all’apertura dei mercati internazionali, le grandi multinazionali agricole possono sfruttare i lavoratori e danneggiare l’ambiente per poi importare prodotti agricoli in Europa a prezzi stracciati (e in tempi di crisi il consumo si concentra proprio sui prodotti che costano meno ovviamente).
Il tema è delicato, perché grazie alla globalizzazione molti agricoltori del sud del mondo hanno avuto accesso ai mercati internazionali, e noi comprando i loro prodotti li aiutiamo a crescere.
Ma non bisogna dimenticare che:
- nella maggior parte dei casi quei prodotti sono controllati dalle grandi multinazionali agricole, che sfruttano i lavoratori e impediscono una reale crescita dei redditi nei paesi in via di sviluppo;
- che spesso anche le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale sono state criticate perché dirottano all’estero la gran parte della produzione senza stimolare realmente la creazione di un mercato agricolo interno, di cui quei paesi hanno realmente bisogno;
- non si può lasciar morire il sistema agricolo di un paese come l’Italia, alimentando l’ennesima dipendenza del nostro paese dall’estero.
- agricoltura di prossimità;
- produzioni stagionali;
- incentivi e dazi a protezione delle produzioni locali;
- filiera corta;
- incentivazione al CONSUMO CONSAPEVOLE
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