Mai più speculazione!


La speculazione finanziaria non ha senso di esistere, falsa totalmente l’idea che ha portato alla creazione dei mercati e degli intermediari finanziari. Questi sono nati per favorire incontro tra domanda e offerta di denaro e per facilitare gli investimenti di lungo termine nel sistema produttivo di una nazione, e non per ottenere profitti di breve o brevissimo periodo.
È necessario quindi:

  • imporre una tassa sulle transazioni finanziarie (sembra che il Governo Monti abbia già fatto qualcosa nella legge di stabilità);
  • vietare del tutto le operazioni allo scoperto: non è possibile che ci siamo migliaia di broker che vendono titoli che non posseggono o comprano titoli senza avere i soldi per farlo;
  • vietare la presenza di mercati non regolamentati o sottoporli a stretto controllo o tassazione;
  • imporre un vincolo temporale per la cessione di azioni di imprese italiane: se acquisto un’azione di una società non posso rivenderla per almeno 3 o 5 anni. Questo perché non ha senso acquistare azioni scommettendo che il loro valore salga nel giro di qualche giorno o settimana per poi guadagnarci sopra. Acquistare un’azione significa scommettere sul buon andamento di un’impresa, che non può rivelarsi nel giro di qualche giorno. Significa sostenere il sistema produttivo di una nazione e dargli il tempo necessario affinché gli investimenti che effettua diano il loro frutto.


Le azioni ed i titoli di debito delle imprese nazionali non possono essere in mano agli speculatori, ma piuttosto agli investitori veri, che hanno interesse a investire nel lungo termine, ed ai lavoratori, che con il loro lavoro garantiscono la sostenibilità ed i risultati della loro stessa impresa.

Ovviamente queste misure porterebbero una fuga improvvisa degli speculatori, che causerebbe un crollo del valore degli indici azionari e dei titoli di debito statali e privati. Non si tratterebbe però di un dramma, ma di un vero e proprio repulisti, e potrebbe essere frenato raccogliendo intorno ad un tavolo i grandi azionisti delle imprese nazionali ed i grandi investitori, spingendoli a sostenere il sistema produttivo nazionale il cui valore e le cui potenzialità non sono certo date dalle fluttuazioni dei prezzi dovute agli umori degli speculatori.

Alla fine di questo processo, traumatico ma necessario, si giungerebbe a vedere il vero valore di mercato delle nostre imprese, e non più quello gonfiato dalla speculazione.

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