mercoledì 18 marzo 2015

Perché le scelte di Mario Draghi sono più importanti di quelle dei Governi Nazionali

Come visto in questo articolo, il Governatore della BCE Draghi é riuscito, con il suo discorso del 26 luglio 2012 alla Global Investment Conference a Londra, a calmare i mercati e a riportare alla normalità gli spread dei titoli di stato dei Paesi Europei più deboli (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda).

E' bastato dichiarare che la BCE è pronta a fare tutto il possibile per salvare l'Euro perché gli operatori finanziari rivedessero le loro stime sulla futura sostenibilità dei debiti sovrani, indipendentemente dall'andamento dei debiti stessi e dall'evoluzione delle variabili reali che descrivono la situazione economica di un paese.

Lo spread in questo caso é la differenza tra i tassi di rendimento dei titoli di Stato con scadenza a dieci anni tra due paesi diversi. Se un titolo di Stato ha un rendimento molto alto significa che coloro che operano sui mercati finanziari ritengono molto difficile che lo Stato riesca a ripagare il suo debito. Se si considera il rendimento dei titoli con scadenza a 10 anni si effettua un'analisi di medio periodo, e si valuta la potenzialità di uno Stato a ripagare i propri debiti da qui a 10 anni. Lo spread più usato come indicatore é quello con i titoli tedeschi, ad oggi considerati i più affidabili.

Viene da chiedersi se tale valutazione non dovrebbe basarsi solo su dati reali (riforme effettuate, andamento del debito, andamento dell'economia in generale) piuttosto che sulle dichiarazioni d'intenti di Draghi. E' anche vero che gli operatori finanziari sanno bene quanto puo' contare un cambio di politica della BCE per il salvataggio di paesi Europei in difficoltà.

Il problema pero' è se e quanto le decisioni di Draghi contino più di quelle dei singoli Governi, al di là della bontà delle loro politiche e riforme.

Il grafico seguente mostra l'andamento del rapporto Debito Pubblico/PIL per il periodo dal 2010 al 2014 per i suddetti Paesi (fonte: Eurostat); la linea verticale rossa indica approssimativamente il periodo in cui Draghi ha pronunciato il suo discorso.


Come si vede dall'andamento delle linee,  nessuno dei paesi considerati aveva sperimentato grossi o evidenti miglioramenti o peggioramenti del proprio debito pubblico a parte la Grecia, che vede crollare il Debito/Pil nel primo trimestre del 2012 per poi vederlo risalire durante il secondo. I debiti pubblici di Spagna, Italia, Irlanda e Portogallo rimangono in un trend di crescita abbastanza lineare: solo l'Irlanda registra un'inversione di tendenza ma a partire dal 2013.

Dal punto di vista del debito pubblico, quindi, non c'era motivo per gli investitori e gli operatori finanziari di cambiare nettamente le proprie valutazioni sulla sostenibilità dei titoli di stato e anche se guardiamo all'andamento della Spesa Pubblica rispetto al PIL (grafico seguente, fonte:Eurostat) i dubbi restano.



Notiamo una netta riduzione delle spese per tutti gli Stati considerati tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, ma successivamente, tra fine 2012 ed inizio 2013 le spese di Spagna, Grecia, Portogallo e Italia tornano a salire bruscamente, mentre i loro spread continuano a seguire una tendenza alla stabilità (grafico sottostante - andamento degli spread rispetto ai titoli tedeschi per il periodo gen-2010 - marzo-2015 - fonte:www.investing.com).




Ma il legame tra debito pubblico e spread appare ancora più contraddittorio se si va ad analizzare un caso limite, ossia il rendimento dei titoli di Stato del Giappone, il paese industrializzato con il debito pubblico più alto al mondo (in rapporto al PIL). Il grafico sottostante confronta l'andamento del rapporto Debito/PIL  di Giappone e Germania (fonte: tradingeconomics.com-Eurostat-Japan Ministry of Finance)



Come é evidente, mentre il debito tedesco si mantiene stabile e sotto controllo tra il 60% e l'80% del PIL, quello Giapponese sfora il 200% e tende a crescere ancora. Ma se andiamo a verificare l'andamento dello spread tra titoli giapponesi e tedeschi ecco cosa accade (fonte: investing.com):

 

Come si vede da quest'ultimo grafico lo spread giapponese negli ultimi 5 anni è si cresciuto costantemente, ma fino al gennaio 2015 è rimasto negativo e ad oggi è prossimo allo zero: cio' significa che i rendimenti dei titoli di stato giapponesi e tedeschi sono uguali, ossia che gli investitori mondiali considerano il debito giapponese tanto affidabile quanto quello tedesco.

Ma come è possibile che un paese con un debito esplosivo come il Giappone sia considerato come la fortissima e stabilissima Germania? Come é possibile che il suo spread sia zero mentre quello della Grecia, che ha un rapporto debito/PIL al 176%, sia cento volte superiore?

Forse una risposta ce la da il Prof. Masazumi Wakatabe, della Waseba University: ci dice che il debito giapponese è sostenibile perché "il Governo Giapponese detiene ancora una grande quantità di asset patrimoniali (aziende statali, immobili, tutto cio' che compone il patrimonio di uno stato) quindi il debito netto rispetto al PIL sarebbe in realtà del 132% a giugno 2014)." In più, "la Banca Centrale Giapponese detiene una larga parte dei titoli di Stato nazionali, e puo' sempre stampare moneta per acquistarli. Considerando cio' il valore effettivo del Debito/PIL puo' scendere all'80%".

Che succede parallelamente nei Paesi Europei?:
- per quanto riguarda gli asset statali, sappiamo bene che le politiche di austerità per il controllo del debito stanno spingendo i paesi più fragili a vendere/svendere parti consistenti del proprio patrimonio (basti pensare all'ondata di privatizzazioni attuata dalla Grecia, all'idea di vendere addirittura le isole e per l'Italia basta questa pillola).
- per quanto riguarda l'acquisto di titoli di Stato da parte della BCE, sappiamo bene che fino al lancio della prima campagna di acquisti (il fatidico Quantitative Easing lanciato il 6 marzo 2015 e che comunque resta una misura parziale) la BCE era formalmente contraria a questa opzione, che per alcuni era anche al di fuori dei principi fondanti della Banca.

E' questo che hanno percepito i mercati nel discorso di Draghi: la possibilità che la BCE pur di salvare l'Euro cambiasse strategia e cominciasse ad agire come la Banca del Giappone e tante altre. 

Gli operatori finanziari sanno bene che senza una politica monetaria libera, senza una Banca Centrale che garantisca e debiti pubblici e con una politica fiscale azzoppata dai parametri imposti dai Trattati Europei nessuno stato sovrano é in grado di ripagare il proprio debito, perché nessuno Stato Sovrano é veramente SOVRANO.

Poco importano quindi gli sforzi dei Governi: il giorno in cui Draghi dirà :"siamo disposti a fare tutto il possibile per salvare l'Euro, ma non per salvare la Grecia" i mercati reagiranno di conseguenza, considerando la Grecia come un paese fallito. E poi potrebbe succedere all'Italia, alla Spagna, al Portogallo....













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