giovedì 24 ottobre 2013

Il Presidente

Questo è il discorso del Presidente Uruguayano Mujica alla Conferenza sulla sostenibilità di RIO+20.
Non c'è bisogno di aggiungere altro nè alle sue parole nè alle facce sconcertate/inebetite della platea dei delegati.


martedì 22 ottobre 2013

Perchè la crisi del 2008?

Da cosa è nata la crisi finanziaria del 2008?

Dal fatto che tra la fine degli anni '90 ed i primi 2000 le banche americane hanno concesso mutui per l'acquisto di case a tutti i clienti che lo richiedessero, senza fare differenza tra clienti più o meno rischiosi, senza chiedere particolari garanzie e concedendo spesso la totalità della somma richiesta.

Nel frattempo, sul mercato immobiliare americano si stava formando una bolla speculativa. Ossia i prezzi delle case stavano lievitando non perchè i redditi delle famiglie e dei privati in genere erano cresciuti tanto da incoraggiare a comprare case, ma perchè grandi investitori si muovevano massicciamente sul mercato immobiliare per speculare, aumentando i prezzi in maniera innaturale.

Il rischio maggiore portato da una bolla speculativa è che scoppi improvvisamente, ossia che gli speculatori mettano sul mercato nello stesso momento tutti gli immobili che possiedono, magari perchè si crea un effetto a catena generato dalla paura di perdere i propri investimenti, facendo crollare di colpo i prezzi.

Che ci fosse una bolla speculativa si sapeva da tempo, e si capiva chiaramente dagli indici sui prezzi degli immobili. Nell'ottobre 2005 l'Economist, ad esempio, nel dare la notizia della nomina di Ben Bernanke a nuovo governatore della Federal Reserve (la Banca Centrale Americana), fa riferimento alla più grande bolla speculativa immobiliare della storia degli Stati Uniti, bolla che il nuovo governatore avrebbe ereditato.

Se la bolla fosse scoppiata tutte le banche che avevano concesso miriadi di mutui ad alto rischio e senza garanzie si sarebbero ritrovate improvvisamente con un buco nei propri bilanci: il valore delle case acquistate attraverso i mutui infatti rappresentava l'unica garanzia per i prestiti erogati. 

La bolla scoppia tra il 2006 ed il 2007. Ma perchè questo scoppio ha generato una crisi enorme ed un effetto a catena non solo negli USA, ma in tutto il resto del mondo?

Per via delle cartolarizzazioni e della eccessiva liberalizzazione dei mercati finanziari. In altre parole, molte banche che avevano concesso i mutui avevano deciso di cartolarizzarli. In pratica avevano creato delle società fittizie in cui avevano trasferito tutti i crediti derivanti dai mutui, inserendoli nel loro attivo di bilancio. Per coprire tali crediti tramite queste società fittizie avevano emesso obbligazioni: il denaro ottenuto tramite la vendita di obbligazioni aveva consentito loro di recuperare immediatamente in cash il valore dei mutui concessi, senza dover attenderne la scadenza.

Chi aveva comprato le obbligazioni era garantito nel proprio investimento dalla riscossione delle rate dei mutui. 

A causa della liberalizzazione folle dei mercati, poi, sulle obbligazioni sono stati costruiti miriadi di titoli, attraverso gli strumenti forniti dai derivati. Questi titoli complessi potevano replicarsi all'infinito e diffondersi facilmente in tutto il mondo, e il loro valore dipendeva sempre dal valore delle obbligazioni originarie e quindi dei mutui americani. Le stesse banche USA che avevano concesso i mutui hanno investito miliardi di dollari nei titoli costruiti sugli stessi mutui, convinte che la bolla speculativa non sarebbe scoppiata. 

Scoppiata la bolla, i mutui nei bilanci delle società fittizie controllate dalle banche non valgono più niente, e chi ha ottenuto il mutuo vede aumentarsi il tasso d'interesse e quindi la rata, essendo crollato il valore della propria casa. Di conseguenza aumenta vertiginosamente il numero di persone che non sono più in grado di restituire il prestito.

Così non valgono più nulla neanche le obbligazioni e tutti i titoli costruiti su di esse, di cui le stesse banche USA erano piene. E poichè di questi titoli erano pieni anche le banche ed i risparmiatori di tutto il mondo, lo scoppio della bolla è diventato un'epidemia che ha scatenato una crisi finanziaria senza precedenti.


venerdì 18 ottobre 2013

Assicurazioni sulla morte

In America, paese indubbiamente pieno di Geni del male, si sono inventati anche la compravendita delle Assicurazioni sulla vita!

In altre parole, esistono società finanziarie che acquistano le polizze sulla vita di malati gravi o terminali (di AIDS o tumore ad esempio). Succede quando il malato non ha soldi sufficienti a pagarsi le cure o a sostenere contemporaneamente le rate dell'assicurazione: la finanziaria rileva la sua polizza liquidandogli una percentuale del premio, percentuale che varia a seconda della gravità della malattia.

Più il malato è grave, più la finanziaria è disposta a pagare per rilevare la sua assicurazione, scommettendo sul fatto che il malato morirà presto ed essa potrà incassare il premio prima senza sobbarcarsi troppe rate.
La finanziaria scommette quindi sulla vita del malato: più sopravvive e meno l'investimento sarà redditizio.

A livello macroscopico, si arriva al paradosso che queste finanziarie sono interessate a fare lobby sul governo perchè ad esempio non finanzi la ricerca sul cancro o su altre malattie mortali, perchè se disgraziatamente si trova una cura gli investimenti falliscono...

Poi, ovviamente, queste polizze spesso vengono cartolarizzate, ossia vengono spostate nell'attivo di bilancio di società appositamente create per poi emettere obbligazioni per finanziarle e recuperare immediatamente il valore dei premi assicurativi, senza dover aspettare che le persone muoiano.

In questo modo si trasferiscono questi investimenti aberranti in tutto il mondo: su queste obbligazioni vengono creati nuovi strumenti finanziari a catena e indirettamente il valore delle assicurazioni sulla vita finisce dentro i portafogli di fondi di investimento europei che magari neanche sanno in cosa stanno investendo.

Chissà quanti piccoli risparmiatori italiani ignorano che parte dei loro risparmi dipende dalla vita e dalla morte di persone che vivono oltreoceano. 
E' mai possibile che la finanza ormai sia l'unica istituzione a dettare tirannicamente le regole di vita e di morte del mondo intero?




La Commissione Trilaterale

«La cittadella trilaterale è un luogo protetto dove la techné è leggeE dove sentinelle dalle torri di guardia vegliano e sorvegliano. Ricorrere alla competenza non è affatto un lusso, ma offre la possibilità di mettere la società di fronte a se stessa. Il maggior benessere deriva solo dai migliori che, nella loro ispirata superiorità, elaborano criteri per poi inviarli verso il basso». 

Questa è la Commissione Trilaterale per Gilbert Larochelle, Professore di Scienze Umane all'Università del Quebec: un luogo protetto dove si può instaurare e esportare in tutto il mondo il regno dei Tecnocrati.

Fondata nel 1972 per iniziativa di David Rockefeller, la Commissione Trilaterale nasce come associazione privata con l'obiettivo di creare un forum di discussione per approfondire e dibattere i grandi temi (politici, economici, sociali) comuni a tutti i paesi democratici e ad economia di mercato, le relazioni fra questi stessi paesi e i rapporti tra essi ed il resto del mondo.

Secondo lo scrittore francese Jacques Bordiot, tuttavia, "il vero obiettivo della Trilaterale è di esercitare una pressione politica concertata sui governi delle nazioni industrializzate, per portarle a sottomettersi alla loro strategia globale". 


Il nome trilaterale si riferisce al coinvolgimento dei soli paesi delle tre aree geografiche che allora erano leader nel mondo: Europa, Nord America e Giappone. I membri della commissione, non eletti ma scelti su invito, sono sempre stati fin dalle origini solo qualificati esponenti degli ambienti economici, politici e culturali (ossia politici, banchieri, economisti, imprenditori, dirigenti di multinazionali, giornalisti, ecc.).



Niente cittadini comuni o rappresentanti della società civile dunque, nel rispetto del principio che " la discussione tra persone di diversa estrazione e competenza professionale ma di omogeneo livello di responsabilità potesse più efficacemente contribuire a migliorare la conoscenza dei problemi comuni attraverso lo studio e la discussione per individuarne soluzioni nuove" (fonte www.trilaterale.it).


Quindi una sorta di commissione di saggi: un contesto in cui i grandi tecnocrati della terra possono incontrarsi, scambiarsi idee, stringere legami a loro piacimento, e definire politiche da applicare nei propri Stati creando lobby e gruppi di potere potenzialmente indistruttibili.


Fin dai primi incontri, i temi trattati riguardavano la stabilità dei cambi monetari (all'indomani della caduta degli accordi di Bretton-Woods), la liberalizzazione dei scambi commerciali internazionali, la riforma del sistema monetario mondiale, le politiche energetiche mondiali. 


Tutto era basato sulla necessità di favorire la liberalizzazione degli scambi e l'imposizione del modello liberale, facendo decidere tutto ciò a tecnici, burocrati ed uomini di potere. 

Uno dei primi rapporti della Trilaterale, The Governability of Democracy (1975), analizza gli scenari positivi e negativi legati all'applicazione degli strumenti democratici nel governo di una società: se in positivo l'apertura ed il pluralismo della democrazia permettono la stabilità di lungo termine adattando il sistema ad ogni cambiamento, in negativo l'apertura ed il pluralismo possono causare un flusso eccessivo di richieste al governo, tale da portarlo a collassare.

Per l'Italia sono membri Paolo Andrea Colombo (Enel), Enrico Tomaso Cucchiani (Intesa Sanpaolo Group), John Elkann (Fiat), Federica Guidi (Ducati Energia), Giuseppe Recchi (Eni), Marcello Sala (Intesa Sanpaolo Group), Carlo Secchi (Ex rettore della Bocconi), Stefano Silvestri (Sole 24 Ore, Ex sottosegretario alla Difesa) Giuseppe Vita (UniCredit).
  




giovedì 17 ottobre 2013

La passione per il mare

Da agosto 2013 è stata tolta la tassa di possesso sulle barche fino a 14 metri e dimezzata quella fino a 20 metri. Altero Matteoli, il presidente della Commissione trasporti al Senato che ha approvato la modifica, intervistato da Report ha dichiarato che "chi possiede una barca, negli ultimi due anni, ha sentito un grande disagio. Bisogna ridare fiducia a questo mondo, cioè a questo cittadino che ha questa passione per il mare". 

Vogliamo fare qualcosa per il cittadino che ha la passione di non morire di fame? Perchè anche lui negli ultimi due anni, anche di più, ha sentito un certo disagio. Per fortuna che questo cittadino in genere la barca non ce l'ha, sennò il disagio sarebbe stato veramente insostenibile!

In più, alla fine gli addetti ai lavori confermano che la riduzione della tassa non ha generato l'effetto sperato di far ripartire il settore nautico, perchè la stessa aveva un'incidenza minima sulla decisione di comprare o meno una barca. 


La bugia dell'austerità

Non è difficile capire che in un momento di grossa crisi economica e recessione, alzare le tasse non serve a far quadrare i conti, perché in recessione le persone consumano meno, lavorano meno e guadagnano meno. Quindi più aumentano le tasse più è probabile che le entrate fiscali diminuiscano e si ottenga l’effetto contrario a quello cercato.

Non è difficile capire che le tasse vanno alzate quando l’economia è in espansione ed abbassate quando è in recessione: parliamo di politiche anticicliche,  il contrario quindi di quello che ha sempre professato Berlusconi, che se ne è sempre infischiato di come andasse l’economia, sfruttando la promessa di ridurre le tasse solo come mezzo per guadagnare i voti delle persone poco informate.

Non è difficile capire che una tassa sui rifiuti non può essere commisurata alla dimensione delle abitazioni/negozi/aziende (vedi lamazzata TARES), ma piuttosto alla reale quantità di rifiuti prodotti, in modo da incentivare le persone a fare meno rifiuti ed a riciclare di più. In Italia ci sono enti locali come quelli dell'Alto Adige dove i cittadini da anni pagano le tasse sui rifiuti acquistando solo i sacchi della spazzatura forniti dal comune e dotati di un codice a barre di riconoscimento: in questo modo pagano solo i rifiuti che producono.

Non è difficile capire che durante una crisi strutturale come quella che stiamo attraversando adesso, la priorità è tassare SOLO gli ambiti, i fenomeni, i settori ed i soggetti che questa crisi hanno contribuito a crearla (vedi speculatori finanziari, imprese che de localizzano, cittadini e imprese che non riciclano, banche che preferiscono speculare invece di concedere crediti, beni di lusso, ecc.).


Non è che perché abbiamo un debito pubblico altissimo allora bisogna chiamare i tecnici della Bocconi perché aumentino le tasse indiscriminatamente. Anche in tempi di crisi e con un debito enorme è possibile aumentare le entrate fiscali senza strangolare cittadini e imprese che già sono allo stremo, ma anzi bilanciando la disuguaglianza e favorendo una ripresa.

Sopratutto sei soldi in realtà ci sono, e sono tanti, ma sono sprecati o destinati a lobby e amici degli amici!

mercoledì 16 ottobre 2013

Bei curricula!

Abbiamo un ministro dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo (PDL), che pensa che la lontra sia un uccello. Per sua ammissione non ha nessuna competenza specifica nel settore agricolo, tanto che appena nominata ha dichiarato che si sarebbe messa umilmente a studiare. 

Nel contempo il padre è Direttore di un consorzio agricolo in liquidazione, liquidazione sulla quale ha il compito di vigilare anche il Ministero dell'Agricoltura appunto. E questo è un conflitto di interessi! Perchè proprio la De Girolamo è stata nominata ministro? Che criteri sono stati applicati?

Abbiamo un ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin (PDL), che pensa che l'altissima mortalità per tumori nelle province di Napoli e Caserta (+ 47% rispetto al resto d'Italia) non dipende solo dall'enorme mole di rifiuti tossici smaltiti irregolarmente dalla camorra, ma anche dagli stili di vita dei cittadini. 

Anche il Ministro della Pubblica Amministrazione, Gianpiero D'Alia, non ha nessuna competenza in materia e lo stesso vale per uno dei suoi sottosegretari, Micaela Biancofiore. Secondo la Biancofiore non bisogna avere una competenza tecnica per ricoprire una carica del genere, ma piuttosto una competenza politica; bisogna studiare molto.

Il Viceministro delle Infrastrutture, Vincenzo De Luca, è attualmente il Sindaco di Salerno. A Salerno ha quasi ultimato la realizzazione del Crescent, un enorme palazzo lungo 300 metri e alto 30, realizzato sulla costa della città, e della antistante Piazza della Libertà, costruita praticamente sull'acqua e che già 2 mesi prima dell'inaugurazione aveva presentato segni di cedimento e sprofondamento sotto il proprio peso.

L'opera ha ottenuto il via libera dalla Soprintendenza al Paesaggio perchè la stessa soprintendenza non ha avuto il tempo di rispondere, in quanto la domanda è stata inoltrata ad agosto quando il personale era in ferie. Per legge se la risposta della soprintendenza non arriva entro un mese dall'inoltro della richiesta, quest'ultima si considera accettata automaticamente.

In più, De Luca continua a mantenere il doppio incarico di Sindaco e Vice-ministro, giustificandosi con il fatto che le deleghe da Vice-ministro non gli sono state ancora attribuite... E' proprio l'uomo giusto al Ministero delle Infrastrutture??

Se ne volete sapere di più guardatevi la puntata di Report Al Posto Giusto.


sabato 5 ottobre 2013

Tutta colpa dell'Euro?/2

I sostenitori della teoria che uscire dall'Euro è l'unico modo per riprendersi dalla recessione affermano, giustamente, che il nostro problema attuale è la sopravvalutazione della nostra moneta. Cioè l'Italia in questo momento ha una moneta (l'Euro appunto) il cui valore non corrisponde alla forza della nostra economia, perchè la forza dell'Euro deriva dalla forza di paesi come Germania, Paesi Bassi o Finlandia. 

Una moneta molto forte rende meno attraenti le nostre esportazioni verso i paesi fuori dall'area Euro, mentre riduce il costo delle nostre importazioni; ma quest'ultimo aspetto non ha molto significato in un periodo di forte recessione.

Quindi, come negli anni '80 una eccessiva svalutazione della Lira ci ha portati sull'orlo del fallimento e costretti ad attuare politiche di austerity, così ora ci troviamo nella stessa situazione per una eccessiva rivalutazione della nostra moneta attuale.

Avere una moneta più debole ci consentirebbe di guadagnare competitività sui mercati internazionali! 

Ma noi la nostra competitività non l'abbiamo persa per colpa del valore dell'Euro.
L'abbiamo persa perchè ci siamo piegati ciecamente alla globalizzazione: come si fa ad essere competitivi, ossia ad offrire prodotti con rapporto qualità/prezzo migliore degli altri, se ci si deve scontrare con economie come quelle cinesi o indiane dove i costi di produzione sono così bassi che non ci sarà mai storia??

E a cosa servirebbe quindi svalutare la nostra moneta e fare inflazione se poi non si blocca il flusso di imprenditori in uscita verso Cina e India e il flusso di prodotti in entrata da quei paesi (tanto a fronte di una Lira molto svalutata anche Cina e India possono rispondere svalutando le proprie monete, e ristabilire quindi il regime di concorrenza sleale).

Che cosa abbiamo fatto noi negli ultimi 15 anni per investire nella nostra competitività? Niente!!

Allora usciamo dall'Euro, così potremo ricominciare ad agire sulla competitività dal lato monetario, che è quello più facile, infischiandocene del lato fiscale e strutturale, che è quello dove ci vogliono più competenze!!

P.S.: E' ormai ovvio che l'entrata nell'area Euro per molti paesi europei, tra cui l'Italia, è stata molto forzata ed affrettata. Italia, Spagna, Grecia, Portogallo: nessuno di questi paesi aveva le caratteristiche per entrare, e sopratutto nessuno rispettava il limite del rapporto Debito/PIL, fissato al 60%. Ma ormai è un pò tardi per recriminare.


venerdì 4 ottobre 2013

Tutta colpa dell'Euro?

Adesso è tutta colpa dell'Euro!! Avere una moneta molto forte e non avere la possibilità di stamparla a proprio piacimento per ridurre il proprio debito pubblico, fare inflazione, rifinanziare le banche e far ripartire l'economia sta rendendo sempre peggiore la situazione che stiamo attraversando, e l'Italia è ormai sull'orlo del fallimento.

Ma attenzione a dare tutta la colpa all'entrata nell'Euro, perchè:

1- l'Italia non avrebbe mai potuto rinunciare ad entrare nella moneta unica; saremmo rimasti esclusi con una moneta debolissima come la Lira, esposti agli attacchi degli speculatori valutari. E poi ve lo immaginate un paese come il nostro fuori dall'Euro e in mano a Berlusconi e D'Alema?

2- l'Euro ci ha fatto comodo: ha eliminato il rischio di cambio nei rapporti commerciali con gli altri paesi europei (al 2001 tra i 15 paesi maggiormente destinatari delle esportazioni italiane 8 sarebbero entrati nell'area Euro) e parallelamente, in quanto moneta forte, ha ridotto i costi delle importazioni per le nostre imprese. In particolare, rivalutandosi sempre di più rispetto al dollaro, ha ridotto in proporzione il costo dell'importazione del petrolio, che da sempre è pagato in dollari. Ve la immaginate l'Italia ad affrontare le ripetute crisi petrolifere dell'ultimo decennio con una moneta debole come la Lira?

Oggi invece invochiamo la sovranità monetaria, la possibilità di tornare alla Lira, stampare moneta e ingenerare un'inflazione di almeno il 20-30% per far ripartire tutto. Ma in un paese dove l'ultimo salario medio rilevato dall'Istat (2010) è di 1286 euro, siamo sicuri che svalutarlo all'improvviso e portarlo di fatto sotto i 1000 euro sia la cosa migliore da fare?

E ancora, si dice che la nostra moneta è sopravvalutata, che fare inflazione è l'unico modo per guadagnare competitività, ed è vero!! Ma ci siamo scordati delle svalutazioni competitive che hanno rappresentato l'unica azione di governo per la competitività tra gli anni '70 e '80? Quelle politiche, insieme alla scala mobile, hanno portato l'inflazione sopra il 15%, il tasso d'interesse sopra il 20% (con un tasso d'interesse così alto è difficile far ripartire l'economia ndr) e ci hanno portato a sfiorare il fallimento all'inizio degli anni '90. 

Ve li ricordate i governi tecnici dei primi '90 (Dini, Amato, ecc.) e le politiche di austerity che applicarono (tra cui il prelievo forzoso sui depositi bancari)? Solo che allora il paese aveva una struttura molto più forte, in grado di sopportare l'austerity e ripartire.


Tutto questo si poteva fare, senza bisogno di sovranità monetaria, se solo a governarci ci fossero state persone preparate ed interessate al bene del paese, invece.....



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