L'11 febbraio 2013 è stato presentato in Senato il rapporto "Politica e gioco d'azzardo: poche luci e molte ombre", preparato dal Coordinamento Nazionale Gruppi per Gioco d'Azzardo (CONAGGA) e riguardante i legami tra le lobby del gioco d'azzardo e la politica.
Anche se sono diversi mesi che se ne parla a vario titolo, è bene diffondere queste notizie perchè non tutti ne sono a conoscenza.
Non tutti infatti sanno che la SNAI finanziò la Margherita nel 2006 con 150.000 euro, l'UDC nel 2007 con 30.000 euro, i DS nel 2008 con 45.000 euro, la campagna elettorale di Alemanno nel 2008 con 60.000 euro, il Movimento per le Autonomie nel 2009 con 45.000 euro (tanto per citare le donazioni che devono essere obbligatoriamente certificate, ossia quelle sopra i 50.000 euro).
Non tutti sanno quanti politici siano passati al mondo del gioco d'azzardo: tra questi Augusto Fantozzi, da Ministro delle Finanze con Prodi a presidente della SISAL; o Vincenzo Scotti, 5 volte ministro con la DC poi sottosegretario con Berlusconi e poi presidente dell'associazione dei concessionari del Bingo (AISCOB), nonchè presidente della società Formula Bingo che lanciò il gioco in Italia.
E poi ancora, non tutti sanno che:
- la liberalizzazione del gioco d'azzardo on-line, fatta dal governo Berlusconi, è arrivata poco dopo che la Mondadori aveva acquistato il controllo del 70% della Glaming, un’azienda che opera appunto nel gioco d’azzardo on-line;
- la SISAL nel biennio 2009-2010, quando premier del governo era Silvio Berlusconi, aumentò le sue spese in pubblicità sulle reti Mediaset portandole a 17,7 milioni di euro contro il solo 1,2 milione di euro per pubblicità sulla Rai; così come fece la Lottomatica con 13,1 milioni di euro per Mediaset contro i 5,2 milioni per la Rai.
Tante altre sono le stranezze e gli aneddoti sospetti raccontati dal rapporto.
Una legge sul Conflitto d'Interessi, legata anche ad una norma che imponga massima trasparenza sulle donazioni ai partiti, serve proprio ad evitare tutto questo.
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sabato 16 novembre 2013
Cervelli che fuggono!!!
Secondo il rapporto Istat "Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente", pubblicato a dicembre 2012, la quota di laureati tra tutte le persone che sono emigrate all'estero tra il 2002 al 2011 è cresciuta, passando dall'11,9% al 27,6%. Quindi più della metà degli emigrati degli ultimi dieci anni non è laureata.
In occasione delle celebrazioni per la Giornata Mondiale della Ricerca sul Cancro il Presidente Napolitano ha fatto ovviamente riferimento al fenomeno della fuga dei cervelli, ossia l'emigrazione di personale molto qualificato, in genere almeno laureati.
Perchè non si fa mai riferimento alla enorme fuga dei cervelli che non sono laureati, ma che sono comunque cervelli degni di questo nome e che tra l'altro sono la maggioranza?? Infatti secondo l'OCSE solo il 7,9% degli italiani con istruzione superiore è ufficialmente residente all'estero.
Di questi ci si preoccupa come segnale di un fenomeno molto preoccupante, perchè sarebbero quei cervelli unici in grado di far ripartire l'economia e sostenere l'Italia in quanto classe dirigente preparata e omogenea.
Ma di tutti gli altri che lavorano duro in tutto il mondo e che spesso vorrebbero che gli si desse un'opportunità di ritornare non si parla mai, come se non avessero importanza, tanto non hanno studiato...
Si dà per scontato che i non laureati non abbiano alcuna possibilità di lavoro in Italia; ci si preoccupa quindi, o meglio si fa finta di stupirsi che un laureato-qualificato non riesca a trovare un'occupazione e sia costretto ad emigrare.
Non c'è lavoro qualificato ma ce n'è ancor meno di non qualificato!! Qualcuno potrebbe rispondere che i cervelli dei laureati sono quelli più importanti per realizzare idee di impresa che creano lavoro non qualificato.
Certo!!! In un paese dove l'agricoltura non esiste più ed i lavori non qualificati si fanno fare agli stranieri perchè sono considerati di basso livello.
martedì 12 novembre 2013
Francesco e Matteo: Santi Subito!!
Papa Francesco e Matteo Renzi: semplicemente due segnali del tentativo di qualcuno di fregarci a tutti di nuovo, di far cominciare senza preavviso una Quarta Repubblica all'insegna del "Bisogna che tutto cambi affinchè tutto rimanga com'è".
Papa Francesco è il nuovo che avanza, il Papa povero, rivoluzionario e riformatore, tanto sostenuto ed acclamato anche dai nostri cari intellettuali di sinistra.
In realtà Francesco fin qui ha fatto e detto solo cose che sarebbe normalissimo che un Papa dicesse e facesse, ma forse in tutta la storia solo Papa Luciani era arrivato a tanto (essendo poi durato solo 33 giorni).
Forse la Chiesa prima di oggi non era veramente matura per affermare ed applicare pienamente i precetti dei Vangeli, non era veramente pronta a farsi guidare da un'anima candida, come poteva essere Albino Luciani.
Ma Francesco non somiglia a Papa Luciani. Tutto ciò che Francesco fa e dice sembra coscientemente studiato e preparato, sembra parte di una semplice strategia di Greenwashing, finalizzata a "ripulire" l'immagine tanto insozzata della Chiesa senza intervenire più di tanto sulla sostanza. Poi, ovviamente, è presto per parlare e si potrà giudicare più avanti.
Intanto, però, per Dario Fo Francesco "è il simbolo eccezionale del rinnovamento della Chiesa" ed è stato già in grado di "squarciare col proprio linguaggio e atteggiamento ogni veto"; per Silvia Ronchey Francesco è "un Papa di meravigliosa semplicità e di straordinaria raffinatezza" ed è "irresistibile per i media, ma il suo non è un messaggio mediatico";
Perfino per Beppe Grillo è un Papa da considerarsi molto coraggioso per aver scelto di chiamarsi Francesco, nonchè per essere il primo Papa low cost (abbastanza facile e doveroso se i soldi non ci stanno e le offerte dei fedeli-consumatori scarseggiano).
Francesco è il nuovo, dà speranza, è vincente; un pò come Matteo Renzi, nuovo e inaspettato Cavalluccio di Troia di una sinistra italiana che da troppo tempo attende un Vincente, un leader vero in grado di portarli alla vittoria (non un buon governante, quindi, questo non interessa). Un Mussolini, un Berlusconi anche per loro.
Uno che non ha niente da dire, che scarseggia nei programmi, nei contenuti e nei modi, che ha già perso le primarie una volta (negli USA chi perde le primarie spesso sparisce dalla scena politica), ma è Ganzo, è televisivo, è abbronzato, è giovanile, è in grado di procurare buoni ascolti (Bonolis era impegnato purtroppo). Uno che dà speranza, che invita a non mollare, proprio come il Papa all'Angelus, o come Maria De Filippi, o Gigi d'Alessio, o Marisela Federici.
Uno, sopratutto, che può essere sintesi di tanti interessi, che può distogliere l'attenzione dai problemi e dalle truffe perpetrate dalla classe politica grazie all'imposizione di un suo personaggio mediatico (come Berlusconi).
Di fronte alla crisi forse più grave della storia dell'umanità dopo il diluvio universale, la classe dirigente del nostro paese (sinistra, destra, Vaticano, Massoneria, lobby, avvocati, notai, commercialisti, economisti, ecc.) ci propone ancora una volta sogni e speranze; NO GRAZIE, a noi servono SOLUZIONI ed OPPORTUNITA', niente di più.
Ma la lezione l'abbiamo imparata???????????????? La smetteremo di credere ai cambiamenti di facciata?????
giovedì 24 ottobre 2013
Il Presidente
Questo è il discorso del Presidente Uruguayano Mujica alla Conferenza sulla sostenibilità di RIO+20.
Non c'è bisogno di aggiungere altro nè alle sue parole nè alle facce sconcertate/inebetite della platea dei delegati.
martedì 22 ottobre 2013
Perchè la crisi del 2008?
Da cosa è nata la crisi finanziaria del 2008?
Dal fatto che tra la fine degli anni '90 ed i primi 2000 le banche americane hanno concesso mutui per l'acquisto di case a tutti i clienti che lo richiedessero, senza fare differenza tra clienti più o meno rischiosi, senza chiedere particolari garanzie e concedendo spesso la totalità della somma richiesta.
Nel frattempo, sul mercato immobiliare americano si stava formando una bolla speculativa. Ossia i prezzi delle case stavano lievitando non perchè i redditi delle famiglie e dei privati in genere erano cresciuti tanto da incoraggiare a comprare case, ma perchè grandi investitori si muovevano massicciamente sul mercato immobiliare per speculare, aumentando i prezzi in maniera innaturale.
Il rischio maggiore portato da una bolla speculativa è che scoppi improvvisamente, ossia che gli speculatori mettano sul mercato nello stesso momento tutti gli immobili che possiedono, magari perchè si crea un effetto a catena generato dalla paura di perdere i propri investimenti, facendo crollare di colpo i prezzi.
Che ci fosse una bolla speculativa si sapeva da tempo, e si capiva chiaramente dagli indici sui prezzi degli immobili. Nell'ottobre 2005 l'Economist, ad esempio, nel dare la notizia della nomina di Ben Bernanke a nuovo governatore della Federal Reserve (la Banca Centrale Americana), fa riferimento alla più grande bolla speculativa immobiliare della storia degli Stati Uniti, bolla che il nuovo governatore avrebbe ereditato.
Se la bolla fosse scoppiata tutte le banche che avevano concesso miriadi di mutui ad alto rischio e senza garanzie si sarebbero ritrovate improvvisamente con un buco nei propri bilanci: il valore delle case acquistate attraverso i mutui infatti rappresentava l'unica garanzia per i prestiti erogati.
La bolla scoppia tra il 2006 ed il 2007. Ma perchè questo scoppio ha generato una crisi enorme ed un effetto a catena non solo negli USA, ma in tutto il resto del mondo?
Per via delle cartolarizzazioni e della eccessiva liberalizzazione dei mercati finanziari. In altre parole, molte banche che avevano concesso i mutui avevano deciso di cartolarizzarli. In pratica avevano creato delle società fittizie in cui avevano trasferito tutti i crediti derivanti dai mutui, inserendoli nel loro attivo di bilancio. Per coprire tali crediti tramite queste società fittizie avevano emesso obbligazioni: il denaro ottenuto tramite la vendita di obbligazioni aveva consentito loro di recuperare immediatamente in cash il valore dei mutui concessi, senza dover attenderne la scadenza.
Chi aveva comprato le obbligazioni era garantito nel proprio investimento dalla riscossione delle rate dei mutui.
A causa della liberalizzazione folle dei mercati, poi, sulle obbligazioni sono stati costruiti miriadi di titoli, attraverso gli strumenti forniti dai derivati. Questi titoli complessi potevano replicarsi all'infinito e diffondersi facilmente in tutto il mondo, e il loro valore dipendeva sempre dal valore delle obbligazioni originarie e quindi dei mutui americani. Le stesse banche USA che avevano concesso i mutui hanno investito miliardi di dollari nei titoli costruiti sugli stessi mutui, convinte che la bolla speculativa non sarebbe scoppiata.
Scoppiata la bolla, i mutui nei bilanci delle società fittizie controllate dalle banche non valgono più niente, e chi ha ottenuto il mutuo vede aumentarsi il tasso d'interesse e quindi la rata, essendo crollato il valore della propria casa. Di conseguenza aumenta vertiginosamente il numero di persone che non sono più in grado di restituire il prestito.
Così non valgono più nulla neanche le obbligazioni e tutti i titoli costruiti su di esse, di cui le stesse banche USA erano piene. E poichè di questi titoli erano pieni anche le banche ed i risparmiatori di tutto il mondo, lo scoppio della bolla è diventato un'epidemia che ha scatenato una crisi finanziaria senza precedenti.
venerdì 18 ottobre 2013
Assicurazioni sulla morte
In America, paese indubbiamente pieno di Geni del male, si sono inventati anche la compravendita delle Assicurazioni sulla vita!
In altre parole, esistono società finanziarie che acquistano le polizze sulla vita di malati gravi o terminali (di AIDS o tumore ad esempio). Succede quando il malato non ha soldi sufficienti a pagarsi le cure o a sostenere contemporaneamente le rate dell'assicurazione: la finanziaria rileva la sua polizza liquidandogli una percentuale del premio, percentuale che varia a seconda della gravità della malattia.
Più il malato è grave, più la finanziaria è disposta a pagare per rilevare la sua assicurazione, scommettendo sul fatto che il malato morirà presto ed essa potrà incassare il premio prima senza sobbarcarsi troppe rate.
La finanziaria scommette quindi sulla vita del malato: più sopravvive e meno l'investimento sarà redditizio.
A livello macroscopico, si arriva al paradosso che queste finanziarie sono interessate a fare lobby sul governo perchè ad esempio non finanzi la ricerca sul cancro o su altre malattie mortali, perchè se disgraziatamente si trova una cura gli investimenti falliscono...
Poi, ovviamente, queste polizze spesso vengono cartolarizzate, ossia vengono spostate nell'attivo di bilancio di società appositamente create per poi emettere obbligazioni per finanziarle e recuperare immediatamente il valore dei premi assicurativi, senza dover aspettare che le persone muoiano.
In questo modo si trasferiscono questi investimenti aberranti in tutto il mondo: su queste obbligazioni vengono creati nuovi strumenti finanziari a catena e indirettamente il valore delle assicurazioni sulla vita finisce dentro i portafogli di fondi di investimento europei che magari neanche sanno in cosa stanno investendo.
Chissà quanti piccoli risparmiatori italiani ignorano che parte dei loro risparmi dipende dalla vita e dalla morte di persone che vivono oltreoceano.
E' mai possibile che la finanza ormai sia l'unica istituzione a dettare tirannicamente le regole di vita e di morte del mondo intero?
La Commissione Trilaterale
«La cittadella trilaterale è un luogo protetto dove la techné è legge. E dove sentinelle dalle torri di guardia vegliano e sorvegliano. Ricorrere alla competenza non è affatto un lusso, ma offre la possibilità di mettere la società di fronte a se stessa. Il maggior benessere deriva solo dai migliori che, nella loro ispirata superiorità, elaborano criteri per poi inviarli verso il basso».
Questa è la Commissione Trilaterale per Gilbert Larochelle, Professore di Scienze Umane all'Università del Quebec: un luogo protetto dove si può instaurare e esportare in tutto il mondo il regno dei Tecnocrati.
Fondata nel 1972 per iniziativa di David Rockefeller, la Commissione Trilaterale nasce come associazione privata con l'obiettivo di creare un forum di discussione per approfondire e dibattere i grandi temi (politici, economici, sociali) comuni a tutti i paesi democratici e ad economia di mercato, le relazioni fra questi stessi paesi e i rapporti tra essi ed il resto del mondo.
Secondo lo scrittore francese Jacques Bordiot, tuttavia, "il vero obiettivo della Trilaterale è di esercitare una pressione politica concertata sui governi delle nazioni industrializzate, per portarle a sottomettersi alla loro strategia globale".
Il nome trilaterale si riferisce al coinvolgimento dei soli paesi delle tre aree geografiche che allora erano leader nel mondo: Europa, Nord America e Giappone. I membri della commissione, non eletti ma scelti su invito, sono sempre stati fin dalle origini solo qualificati esponenti degli ambienti economici, politici e culturali (ossia politici, banchieri, economisti, imprenditori, dirigenti di multinazionali, giornalisti, ecc.).
Niente cittadini comuni o rappresentanti della società civile dunque, nel rispetto del principio che " la discussione tra persone di diversa estrazione e competenza professionale ma di omogeneo livello di responsabilità potesse più efficacemente contribuire a migliorare la conoscenza dei problemi comuni attraverso lo studio e la discussione per individuarne soluzioni nuove" (fonte www.trilaterale.it).
Quindi una sorta di commissione di saggi: un contesto in cui i grandi tecnocrati della terra possono incontrarsi, scambiarsi idee, stringere legami a loro piacimento, e definire politiche da applicare nei propri Stati creando lobby e gruppi di potere potenzialmente indistruttibili.
Fin dai primi incontri, i temi trattati riguardavano la stabilità dei cambi monetari (all'indomani della caduta degli accordi di Bretton-Woods), la liberalizzazione dei scambi commerciali internazionali, la riforma del sistema monetario mondiale, le politiche energetiche mondiali.
Tutto era basato sulla necessità di favorire la liberalizzazione degli scambi e l'imposizione del modello liberale, facendo decidere tutto ciò a tecnici, burocrati ed uomini di potere.
Uno dei primi rapporti della Trilaterale, The Governability of Democracy (1975), analizza gli scenari positivi e negativi legati all'applicazione degli strumenti democratici nel governo di una società: se in positivo l'apertura ed il pluralismo della democrazia permettono la stabilità di lungo termine adattando il sistema ad ogni cambiamento, in negativo l'apertura ed il pluralismo possono causare un flusso eccessivo di richieste al governo, tale da portarlo a collassare.
Per l'Italia sono membri Paolo Andrea Colombo (Enel), Enrico Tomaso Cucchiani (Intesa Sanpaolo Group), John Elkann (Fiat), Federica Guidi (Ducati Energia), Giuseppe Recchi (Eni), Marcello Sala (Intesa Sanpaolo Group), Carlo Secchi (Ex rettore della Bocconi), Stefano Silvestri (Sole 24 Ore, Ex sottosegretario alla Difesa) Giuseppe Vita (UniCredit).
giovedì 17 ottobre 2013
La passione per il mare
Da agosto 2013 è stata tolta la tassa di possesso sulle barche fino a 14 metri e dimezzata quella fino a 20 metri. Altero Matteoli, il presidente della Commissione trasporti al Senato che ha approvato la modifica, intervistato da Report ha dichiarato che "chi possiede una barca, negli ultimi due anni, ha sentito un grande disagio. Bisogna ridare fiducia a questo mondo, cioè a questo cittadino che ha questa passione per il mare".
Vogliamo fare qualcosa per il cittadino che ha la passione di non morire di fame? Perchè anche lui negli ultimi due anni, anche di più, ha sentito un certo disagio. Per fortuna che questo cittadino in genere la barca non ce l'ha, sennò il disagio sarebbe stato veramente insostenibile!
In più, alla fine gli addetti ai lavori confermano che la riduzione della tassa non ha generato l'effetto sperato di far ripartire il settore nautico, perchè la stessa aveva un'incidenza minima sulla decisione di comprare o meno una barca.
La bugia dell'austerità
Non è difficile capire che in un momento di grossa crisi
economica e recessione, alzare le tasse non serve a far quadrare i conti,
perché in recessione le persone consumano meno, lavorano meno e guadagnano meno.
Quindi più aumentano le tasse più è probabile che le entrate fiscali
diminuiscano e si ottenga l’effetto contrario a quello cercato.
Non è difficile capire che le tasse vanno alzate quando
l’economia è in espansione ed abbassate quando è in recessione: parliamo di politiche anticicliche, il contrario
quindi di quello che ha sempre professato Berlusconi, che se ne è sempre
infischiato di come andasse l’economia, sfruttando la promessa di ridurre le
tasse solo come mezzo per guadagnare i voti delle persone poco informate.
Non è difficile capire che una tassa sui rifiuti non può
essere commisurata alla dimensione delle abitazioni/negozi/aziende (vedi lamazzata TARES), ma piuttosto alla reale quantità di rifiuti prodotti, in modo
da incentivare le persone a fare meno rifiuti ed a riciclare di più. In Italia
ci sono enti locali come quelli dell'Alto Adige dove i cittadini da anni pagano
le tasse sui rifiuti acquistando solo i sacchi della spazzatura forniti dal comune e dotati di un codice a barre di riconoscimento: in questo modo pagano solo i rifiuti che producono.
Non è difficile capire che durante una crisi strutturale
come quella che stiamo attraversando adesso, la priorità è tassare SOLO gli
ambiti, i fenomeni, i settori ed i soggetti che questa crisi hanno contribuito
a crearla (vedi speculatori finanziari, imprese che de localizzano, cittadini e
imprese che non riciclano, banche che preferiscono speculare invece di
concedere crediti, beni di lusso, ecc.).
Non è che perché abbiamo un debito pubblico altissimo allora
bisogna chiamare i tecnici della Bocconi perché aumentino le tasse
indiscriminatamente. Anche in tempi di crisi e con un debito enorme è possibile
aumentare le entrate fiscali senza strangolare cittadini e imprese che già sono
allo stremo, ma anzi bilanciando la disuguaglianza e favorendo una ripresa.
Sopratutto sei soldi in realtà ci sono, e sono tanti, ma sono sprecati o destinati a lobby e amici degli amici!
mercoledì 16 ottobre 2013
Bei curricula!
Abbiamo un ministro dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo (PDL), che pensa che la lontra sia un uccello. Per sua ammissione non ha nessuna competenza specifica nel settore agricolo, tanto che appena nominata ha dichiarato che si sarebbe messa umilmente a studiare.
Nel contempo il padre è Direttore di un consorzio agricolo in liquidazione, liquidazione sulla quale ha il compito di vigilare anche il Ministero dell'Agricoltura appunto. E questo è un conflitto di interessi! Perchè proprio la De Girolamo è stata nominata ministro? Che criteri sono stati applicati?
Abbiamo un ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin (PDL), che pensa che l'altissima mortalità per tumori nelle province di Napoli e Caserta (+ 47% rispetto al resto d'Italia) non dipende solo dall'enorme mole di rifiuti tossici smaltiti irregolarmente dalla camorra, ma anche dagli stili di vita dei cittadini.
Anche il Ministro della Pubblica Amministrazione, Gianpiero D'Alia, non ha nessuna competenza in materia e lo stesso vale per uno dei suoi sottosegretari, Micaela Biancofiore. Secondo la Biancofiore non bisogna avere una competenza tecnica per ricoprire una carica del genere, ma piuttosto una competenza politica; bisogna studiare molto.
Il Viceministro delle Infrastrutture, Vincenzo De Luca, è attualmente il Sindaco di Salerno. A Salerno ha quasi ultimato la realizzazione del Crescent, un enorme palazzo lungo 300 metri e alto 30, realizzato sulla costa della città, e della antistante Piazza della Libertà, costruita praticamente sull'acqua e che già 2 mesi prima dell'inaugurazione aveva presentato segni di cedimento e sprofondamento sotto il proprio peso.
L'opera ha ottenuto il via libera dalla Soprintendenza al Paesaggio perchè la stessa soprintendenza non ha avuto il tempo di rispondere, in quanto la domanda è stata inoltrata ad agosto quando il personale era in ferie. Per legge se la risposta della soprintendenza non arriva entro un mese dall'inoltro della richiesta, quest'ultima si considera accettata automaticamente.
In più, De Luca continua a mantenere il doppio incarico di Sindaco e Vice-ministro, giustificandosi con il fatto che le deleghe da Vice-ministro non gli sono state ancora attribuite... E' proprio l'uomo giusto al Ministero delle Infrastrutture??
Se ne volete sapere di più guardatevi la puntata di Report Al Posto Giusto.
sabato 5 ottobre 2013
Tutta colpa dell'Euro?/2
I sostenitori della teoria che uscire dall'Euro è l'unico modo per riprendersi dalla recessione affermano, giustamente, che il nostro problema attuale è la sopravvalutazione della nostra moneta. Cioè l'Italia in questo momento ha una moneta (l'Euro appunto) il cui valore non corrisponde alla forza della nostra economia, perchè la forza dell'Euro deriva dalla forza di paesi come Germania, Paesi Bassi o Finlandia.
Una moneta molto forte rende meno attraenti le nostre esportazioni verso i paesi fuori dall'area Euro, mentre riduce il costo delle nostre importazioni; ma quest'ultimo aspetto non ha molto significato in un periodo di forte recessione.
Quindi, come negli anni '80 una eccessiva svalutazione della Lira ci ha portati sull'orlo del fallimento e costretti ad attuare politiche di austerity, così ora ci troviamo nella stessa situazione per una eccessiva rivalutazione della nostra moneta attuale.
Avere una moneta più debole ci consentirebbe di guadagnare competitività sui mercati internazionali!
Ma noi la nostra competitività non l'abbiamo persa per colpa del valore dell'Euro.
L'abbiamo persa perchè ci siamo piegati ciecamente alla globalizzazione: come si fa ad essere competitivi, ossia ad offrire prodotti con rapporto qualità/prezzo migliore degli altri, se ci si deve scontrare con economie come quelle cinesi o indiane dove i costi di produzione sono così bassi che non ci sarà mai storia??
E a cosa servirebbe quindi svalutare la nostra moneta e fare inflazione se poi non si blocca il flusso di imprenditori in uscita verso Cina e India e il flusso di prodotti in entrata da quei paesi (tanto a fronte di una Lira molto svalutata anche Cina e India possono rispondere svalutando le proprie monete, e ristabilire quindi il regime di concorrenza sleale).
Che cosa abbiamo fatto noi negli ultimi 15 anni per investire nella nostra competitività? Niente!!
Che cosa abbiamo fatto noi negli ultimi 15 anni per investire nella nostra competitività? Niente!!
Allora usciamo dall'Euro, così potremo ricominciare ad agire sulla competitività dal lato monetario, che è quello più facile, infischiandocene del lato fiscale e strutturale, che è quello dove ci vogliono più competenze!!
P.S.: E' ormai ovvio che l'entrata nell'area Euro per molti paesi europei, tra cui l'Italia, è stata molto forzata ed affrettata. Italia, Spagna, Grecia, Portogallo: nessuno di questi paesi aveva le caratteristiche per entrare, e sopratutto nessuno rispettava il limite del rapporto Debito/PIL, fissato al 60%. Ma ormai è un pò tardi per recriminare.
venerdì 4 ottobre 2013
Tutta colpa dell'Euro?
Adesso è tutta colpa dell'Euro!! Avere una moneta molto forte e non avere la possibilità di stamparla a proprio piacimento per ridurre il proprio debito pubblico, fare inflazione, rifinanziare le banche e far ripartire l'economia sta rendendo sempre peggiore la situazione che stiamo attraversando, e l'Italia è ormai sull'orlo del fallimento.
Ma attenzione a dare tutta la colpa all'entrata nell'Euro, perchè:
1- l'Italia non avrebbe mai potuto rinunciare ad entrare nella moneta unica; saremmo rimasti esclusi con una moneta debolissima come la Lira, esposti agli attacchi degli speculatori valutari. E poi ve lo immaginate un paese come il nostro fuori dall'Euro e in mano a Berlusconi e D'Alema?
2- l'Euro ci ha fatto comodo: ha eliminato il rischio di cambio nei rapporti commerciali con gli altri paesi europei (al 2001 tra i 15 paesi maggiormente destinatari delle esportazioni italiane 8 sarebbero entrati nell'area Euro) e parallelamente, in quanto moneta forte, ha ridotto i costi delle importazioni per le nostre imprese. In particolare, rivalutandosi sempre di più rispetto al dollaro, ha ridotto in proporzione il costo dell'importazione del petrolio, che da sempre è pagato in dollari. Ve la immaginate l'Italia ad affrontare le ripetute crisi petrolifere dell'ultimo decennio con una moneta debole come la Lira?
Oggi invece invochiamo la sovranità monetaria, la possibilità di tornare alla Lira, stampare moneta e ingenerare un'inflazione di almeno il 20-30% per far ripartire tutto. Ma in un paese dove l'ultimo salario medio rilevato dall'Istat (2010) è di 1286 euro, siamo sicuri che svalutarlo all'improvviso e portarlo di fatto sotto i 1000 euro sia la cosa migliore da fare?
E ancora, si dice che la nostra moneta è sopravvalutata, che fare inflazione è l'unico modo per guadagnare competitività, ed è vero!! Ma ci siamo scordati delle svalutazioni competitive che hanno rappresentato l'unica azione di governo per la competitività tra gli anni '70 e '80? Quelle politiche, insieme alla scala mobile, hanno portato l'inflazione sopra il 15%, il tasso d'interesse sopra il 20% (con un tasso d'interesse così alto è difficile far ripartire l'economia ndr) e ci hanno portato a sfiorare il fallimento all'inizio degli anni '90.
Ve li ricordate i governi tecnici dei primi '90 (Dini, Amato, ecc.) e le politiche di austerity che applicarono (tra cui il prelievo forzoso sui depositi bancari)? Solo che allora il paese aveva una struttura molto più forte, in grado di sopportare l'austerity e ripartire.
La verità è che noi in questi ultimi 20 anni abbiamo avuto l'occasione di aumentare la nostra competitività dal lato strutturale, riordinando la nostra spesa pubblica, riformando e rinnovando il sistema di approvvigionamento energetico, riformando veramente il sistema fiscale riducendo la tassazione per le imprese, bloccando la speculazione finanziaria con una tassa sulle transazioni, introducendo incentivi per le imprese italiane ed estere a produrre in Italia e non nei paesi in via di sviluppo, investendo nella nostra agricoltura, investendo nella vera promozione all'estero dei prodotti italiani del marchio Made in Italy di alta qualità.
Tutto questo si poteva fare, senza bisogno di sovranità monetaria, se solo a governarci ci fossero state persone preparate ed interessate al bene del paese, invece.....
sabato 28 settembre 2013
Moneta parallela / Ultima spiaggia
Le Piccole e Medie Imprese italiane sono allo stremo: soffrono la concorrenza dei paesi esteri e delle stesse grandi imprese italiane che vanno a produrre all'estero commettendo concorrenza sleale, non riescono a riscuotere i crediti dalle Pubbliche Amministrazioni, sono strozzate dalle tasse e non riescono più ad ottenere finanziamenti dalle banche.
Nel nord-est molti imprenditori con l'acqua alla gola finiscono nelle mani di finanziarie gestite da ramificazioni della camorra napoletana e casertana, come mostrato in maniera veramente incredibile da Presa Diretta.
In questa situazione il governo continua a galleggiare e tirare avanti senza neanche sfiorare il problema e lo stesso fa la Banca d'Italia. C'è bisogno che le Imprese italiane comincino a fare da sole, a livello regionale o provinciale, meglio se con il supporto degli enti locali.
Una soluzione d'emergenza c'è: creare una moneta parallela all'euro. Ne esistono più di cento in tutta Europa, ed in Italia c'è già da qualche anno l'iniziativa di Arcipelago Scec e diverse altre forme di moneta alternativa.
In altre parole, gli imprenditori in difficoltà, i loro lavoratori, una buona quantità di fornitori e di commercianti dovrebbero unirsi in cooperativa e stampare una nuova moneta, che si distribuiscono tra di loro e che vale solo per loro. Tutti gli aderenti si impegnano ad accettarne una quota sui prodotti che vendono, in modo da ridurre il prezzo in euro.
I lavoratori quindi prendono una quota del loro stipendio in nuova moneta, riducendo il monte stipendi della propria impresa. I fornitori ne accettano una quota per i propri prodotti, riducendo il costo delle forniture per le imprese stesse. I commercianti fanno lo stesso riducendo il prezzo dei prodotti che arrivano sul mercato e che quindi possono tornare a competere con i prodotti che vengono dall'estero.
Allo stesso tempo tutte le famiglie dei lavoratori, degli imprenditori, dei commercianti e dei fornitori si devono impegnare a comprare solo ed esclusivamente i prodotti degli aderenti alla cooperativa, potendo beneficiare di uno sconto considerevole in euro derivante dall'introduzione della nuova moneta.
E' l'ultima spiaggia e dimostra quanto sia importante per un Paese mantenere la propria sovranità monetaria in momenti di crisi, anche se questa crisi si sarebbe potuta evitare se i nostri governanti fossero stati più preparati ed interessati, agendo sulle riforme strutturali e sulla ristrutturazione della spesa pubblica e del sistema fiscale.
Accanto a ciò poi sarebbe ora che le autorità cominciassero a sensibilizzare i cittadini italiani a comprare il più possibile prodotti italiani, ed abbiano il coraggio di invocare il Protezionismo, che in regime di concorrenza sleale è sacrosanto!!!
mercoledì 18 settembre 2013
Caro amico Berlusconi
“Siamo precipitati in una crisi economica senza precedenti”.
Ah te ne sei accorto?! No perché fino a ottobre 2011 ristoranti pieni, aerei
affollati…
Bisogna riprendere “la strada maestra del liberalismo, che
quando è stata percorsa ha sempre prodotto risultati positivi in tutti i Paesi
dell’occidente”. Infatti i paesi che hanno meglio sopportato la crisi sono
Germania, Francia e Paesi Scandinavi, ossia i più socialisti tra i Paesi dell’occidente…
“gli elettori non ci hanno mai consegnato una maggioranza
vera”. Ma non sei stato sempre sostenuto dalla maggioranza degli italiani?
La magistratura ha “eliminato nel 92-93 i 5 partiti
democratici che ci avevano governato per 50 anni”. Quindi la bava alla bocca di
Forlani è una reazione tipica delle vittime di complotto…
La magistratura “ha riconosciuto ad un noto sostenitore
della sinistra una somma 5 volte superiore al valore della mia quota”. Cioè
stai ammettendo che era giusto che ti condannassero, solo che la multa doveva
essere un po’ più bassa?
“41 processi conclusi loro malgrado senza alcuna condanna”. Di
cui quanti con piena assoluzione?
“Io sono assolutamente innocente”. Non vedo bava alla bocca…
Ho “impedito la conquista definitiva del potere della
sinistra”. Già che c’eri non potevi dedicarti ad impedire il tracollo
economico, finanziario e sociale del nostro paese? Magari anche solo nei
ritagli di tempo…
“la politica è sporca, ma se la lasci a chi la sta sporcando
sarà sempre più sporca”. Ah quindi avete dichiarato impresentabile Dell’utri
per dare il buon esempio?!
“Forza Italia è l’ultima chiamata prima della catastrofe”. Ma
non siete ancora al Governo? Cioè siete ancora in tempo a evitarla sta
catastrofe se volete…
“Si può fare politica anche senza essere in Parlamento”. Disse
il senatore col minor numero di presenze in Senato nella storia, che perfino la
Montalcini è stata più assidua.
giovedì 29 agosto 2013
Arte mordi e fuggi
Da anni in città come Venezia si parla dei problemi causati dal turismo mordi e fuggi, ossia quello spesso legato ai viaggiatori di crociera che scendono mezza giornata, comprano souvenirs prodotti in Asia, sporcano e ripartono poche ore dopo.
Ciò produce danni alla città ed agli artigiani locali che non vengono minimamente riconosciuti nè considerati dai turisti di passaggio, spesso portati ad acquistare prodotti fatti nei loro stessi paesi credendoli made in Italy.
Nessuno ha mai pensato di introdurre un marchio unificato dei prodotti artigianali italiani, unico, facilmente riconoscibile e che sia fortemente pubblicizzato già sulle navi da crociera, in modo che in quelle poche ore di visita il turista sappia almeno dove andare.
Eppure negli ultimi anni è stato anche istituito un Ministero per il Turismo, che a parte spendere milioni di euro per semplici siti internet non ha saputo fare granchè di altro...
Del resto la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e naturalistico è un problema vecchio: si è incapaci di riorganizzarlo e di promuoverlo creando poli museali e percorsi turistici in grado di renderlo finanziariamente autosufficiente. Si è invece capacissimi di svenderlo, affittando i monumenti storici cittadini magari ai miliardari che vogliono festeggiare il diciottesimo compleanno delle figlie agli Uffizi.
Il principio è sempre quello applicato negli ultimi vent'anni ai settori delle telecomunicazioni, dei trasporti, della sanità, degli stessi beni culturali: il pubblico non funziona, quindi spolpiamolo e rendiamolo ancora più inefficiente per poi privatizzarlo, svendendolo e creando monopoli privati.
Invece il pubblico può funzionare bene, se lo si vuole; e ammesso che si decida di privatizzare o di elargire concessioni, che lo si faccia almeno a vantaggio dello Stato ed a prezzi di mercato, invece che a puro vantaggio dei privati che beneficiano delle concessioni.
mercoledì 28 agosto 2013
Galleria Borghese vendesi: prezzi modici!!
Uno dei più grandi problemi del nostro paese è quello della presenza di risorse interne poco, male o spesso del tutto NON sfruttate: tra queste vi sono quelle che compongono il nostro enorme patrimonio culturale.
Patrimonio il cui valore costituisce una parte consistente dell'Attivo del Bilancio del nostro Stato o potrebbe costituirla se in bilancio fosse iscritto al suo attuale valore di mercato. Invece sorpresa!! Il valore del nostro patrimonio culturale, ossia l'insieme dei beni che lo compongono, tra cui palazzi, opere d'arte, sedi museali ecc. ecc. è a tutt'oggi quello che fu stabilito nel 1938.
In altre parole, dopo la valutazione fatta nel '38 che segue ovviamente gli ormai obsoleti criteri scientifici di quel periodo, il patrimonio culturale italiano non è neanche stato rivalutato in base all'inflazione.
Risultato: una sede museale come la Galleria Borghese, con tutto ciò che contiene, vale oggi appena 900.000 euro, cioè meno di un appartamento di 100 mq al centro di Roma.
Le conseguenze di questa agghiacciante sorpresa non riguardano solo la stabilità del bilancio statale, ma anche l'ordinaria pratica delle assicurazioni delle opere d'arte in prestito. Quando infatti un'opera d'arte viene prestata ad un ente museale per realizzare una mostra, essa viene assicurata al suo attuale valore di mercato.
Se però disgraziatamente l'opera si danneggia, la prima cosa che fa la compagnia assicuratrice è confrontare il valore di assicurazione con il valore che risulta nel bilancio statale, che sarà sicuramente molto più basso del primo.
Fatto ciò fa immediatamente ricorso al giudice, che non può fare altro che dare ragione alla compagnia d'assicurazione la quale sarà quindi obbligata a risarcire una cifra veramente simbolica....
P.S.: per rivalutare il patrimonio in base all'inflazione basta fare una moltiplicazione!
mercoledì 7 agosto 2013
Lavorare per consumare lavoro
Il capitalismo moderno fa del mercato e del consumo la soluzione di tutti i problemi e di tutti i bisogni dell'essere umano, problemi e bisogni che nella gran parte dei casi sono creati proprio dal modello capitalista e dalle regole del mercato.
Noi lavoriamo per soddisfare i bisogni creati dal nostro stile di vita, che il modello di mercato e le nuove regole del lavoro rendono sempre più stressante, frenetico e in molti casi alienante: di cosa ha bisogno veramente un essere umano?
Di mangiare, del contatto fisico e affettivo con i propri genitori e parenti, delle relazioni sociali, di mantenere e preservare la propria salute fisica e psichica, del contatto con la terra e la natura, di proteggersi dal freddo e dagli eventi climatici avversi, di vivere appieno e liberamente la propria sessualità, tanto per fare qualche esempio...
I precedenti sono i bisogni primari, e quindi quelli più basilari, a cui si dovrebbero dedicare la maggior parte delle energie e degli sforzi quotidiani, lasciando il resto all'eventuale soddisfacimento dei bisogni secondari.
Oggi succede il contrario, le persone sono concentrate e incardinate solo sul proprio lavoro: lavorare per tenere in piedi un sistema che sostituisce il mercato all'essere umano e la tecnologia alla natura.
Non hai tempo per stare con i tuoi figli? Ci pensa il mercato a fornirti baby sitter, asili, scuole ecc. Hai problemi di salute? Il mercato ti fornisce tutte le medicine necessarie ad eliminare i sintomi. Hai problemi psichici? Il mercato ti fornisce psicologi, psichiatri e farmaci antidepressivi.
Non riesci a fare l'amore con la tua compagna? Il mercato ti fornisce il Viagra. Sei troppo stressato? Il mercato ti fornisce la TV per distrarti, villaggi vacanze, palestre, piscine, musica. Sei in litigio con qualcuno? Il mercato è pieno di avvocati! Non hai tempo nè voglia nè energia per intrattenere e coltivare le tue relazioni sociali? Il mercato ti fornisce i social network, gli I-phones, gli Smartphones e tutto ciò di cui hai bisogno.
Quindi tu lavori perchè ne hai bisogno?! O forse ne hai bisogno perchè lavori?
L'importante è che tu lavori per tenere in piedi tutto questo complesso sistema: se si lavorasse di meno, si prendesse in mano di nuovo l'agricoltura, si gestisse l'economia delle aggregazioni sociali in maniera più collettiva riducendo la dimensione spaziale, si avrebbe da mangiare, si avrebbe il tempo e l'energia per stare vicino ai propri figli, per curare le proprie relazioni sociali, si starebbe meglio fisicamente e mentalmente, senza quindi avere bisogno di farmaci, si litigherebbe di meno, non avendo più bisogno di avvocati.
Noi ci sbattiamo per tenere in piedi un sistema che diamo per scontato, che vediamo come frutto di un processo evolutivo, che pensiamo sia necessario e che ci fa essere profondamente infelici, e non serve a niente, e ci allontana dai nostri bisogni primari e dal loro soddisfacimento, che viene mediato da una quantità tale di intermediari da renderlo inutile e alienante.
Un altro sistema sociale è possibile e sempre più necessario.
sabato 20 aprile 2013
Ma che state affà???
Si elegge il Presidente della Repubblica; sono presenti tre
forze politiche che hanno ottenuto tutte più o meno lo stesso numero di
consensi dalle elezioni. Il PD però possiede la maggioranza dei grandi elettori
e la maggioranza alla Camera dei Deputati: al PD tocca fare la prima mossa!
Il PD parte giustamente dal presupposto che il Presidente
della Repubblica deve essere una figura il più possibile condivisa da tutte le
parti politiche. È anche chiaro però che sarà difficile individuare una persona
che metta d’accordo contemporaneamente PDL e M5S.
Il PD decide di dialogare prima con il PDL, per due motivi
politicamente abbastanza comprensibili:
1. lo fa in previsione della possibilità di accordarsi con
lo stesso PDL per dare un Governo al paese, visto che il M5S non ha mai
accettato la possibilità di un’alleanza di Governo;
2. lo fa perché il M5S non ha ancora proposto un candidato
condivisibile, perché fino ad un giorno prima dell’elezione i primi due
candidati sono ancora la Gabanelli e Strada, sicuramente un po’ troppo fuori
dalle dinamiche istituzionali.
Si decide quindi per Marini; nel frattempo il M5S propone
Rodotà, ex presidente del PDS, uomo di caratura internazionale, tecnico, spesso
al di sopra delle parti, sicuramente condivisibile da tutto il PD che però non
fa alcun commento su questa candidatura.
Si va a votare e Marini ne esce sconfitto: da qui in poi il
PD sbarella. A questo punto infatti, fallito il nome che avrebbe messo d’accordo
PD e PDL, si può convergere sul nome che metterebbe d’accordo PD e M5S: sarebbe
comunque una scelta che metterebbe d’accordo 2 delle 3 forze politiche
parlamentari, che rappresentano più del 50% degli elettori italiani. Più
condiviso di così…
Ma no! Il PD prima vota scheda bianca, poi propone Prodi,
ossia passa dalla massima condivisione alla scelta più particolare possibile: è
come se il PDL proponesse Berlusconi. Propongono il loro candidato scavalcando
totalmente l’idea di eleggere una figura condivisa, senza spiegare in alcun
modo il perché.
Prendono questa decisione all’unanimità, e poi quegli stessi
unanimi in aula si spaccano, e Prodi è bruciato.
Bersani si dimette, la Bindi pure… sembra scontato ora
convergere su Rodotà, visto che Grillo ha aperto anche ad un Governo con il PD.
Sarebbe l’occasione per il PD di avere un’altra possibilità e giocarsela in
Parlamento, cercando di recuperare consensi con un po’ di buon Governo.
Macchè! Niente, si comincia a dire che Rodotà non piace, che
dividerebbe il Paese!! E si riparla di Amato o D’Alema.
A questo punto il PD ci deve spiegare il perché di tutto
questo! Ha gestito la situazione in modo da perdere il maggior numero di voti
possibili, autodistruggendosi: e questo sarebbe il partito capace di Governare
un paese.
Sembra stiano sempre a guardare a Berlusconi, a cercare il
suo consenso e a cercare il modo di far sembrare tutto questo una scelta
obbligata.
Ma il bluff è stato scoperto, perché Grillo ha proposto un
Governo dopo Rodotà.
Allora perché? Perché Violante ci tiene così tanto a dire ad
alta voce che loro Berlusconi non l’hanno mai contrastato, ma anzi l’hanno
aiutato?
Per caso Berlusconi vi tiene per le palle? Sa delle cose che
vi distruggerebbero?
Oppure, ancora peggio, da vent’anni cercate la
legittimazione dell’elettorato italiano come nuova forza moderata e riformista
provando ad ottenere l’approvazione delle forze di destra conservatrice?
Da vent’anni ancora non siete riusciti a staccarvi dal
Partito Comunista e a darvi una nuova linea…
venerdì 22 marzo 2013
Il calcio, la crisi, il circolo vizioso
In Italia il calcio è uno dei settori centrali. I
calciatori guadagnano delle enormità, rispetto ai normali lavoratori, ma a chi
obietta si dice che quello calcistico è un settore che muove un sacco di soldi
e che soprattutto dà lavoro a un’enormità di persone (giornalisti, gestori delle strutture, gestori delle società, ecc.).
Come questo ce ne sono tanti altri: l’Italia,
come anche altri paesi industrializzati, si regge sempre di più sul settore
terziario, cioè sull’economia dei servizi, piuttosto che sui settori
primario (agricoltura) e secondario (industria).
Questo perché:
-
con la meccanizzazione l’occupazione agricola
e industriale si è ridotta drasticamente;
- nel contempo le nuove tecnologie hanno
generato nuovi bisogni, creando nuovi settori produttivi e commerciali e
spostando forza lavoro;
- con la globalizzazione, abbiamo appaltato la
produzione agricola e industriale ai paesi in via di sviluppo, dove queste sono
meno care perché ci sono meno regole, meno diritti e meno protezioni.
Il problema è che il settore terziario si occupa di
soddisfare i bisogni terziari, cioè quelli meno legati alla sopravvivenza e più
legati allo svago o comunque meno “concreti” (comunicazioni, consulenza,
informazione, servizi assicurativi e bancari, gastronomia, servizi commerciali,
ecc.).
Quando
si presenta una recessione economica forte come quella del 2008, i primi
settori in cui diminuisce il consumo sono quelli legati al terziario, e
diminuendo i consumi cominciano i primi fallimenti: gli imprenditori chiudono e
gli impiegati perdono il lavoro.
Così la crisi si autoalimenta, i consumi delle
persone in difficoltà si concentrano sui beni di prima necessità (industriali e
soprattutto agricoli), che in un paese che vive sui servizi vengono in buona
parte dall’estero (o comunque quelli che vengono dall’estero costano di meno).
Si
entra in un circolo vizioso che potrebbe non fermarsi più! Per
rispondere ci vuole consapevolezza, presa di coscienza delle cause e competenze:
riattivare e proteggere il settore agricolo e quello industriale, prima che
sia troppo tardi.
Anche perché le grandi masse non hanno
consapevolezza di questi meccanismi, e le loro scelte di sopravvivenza si
orientano automaticamente proprio verso quella direzione che porta il sistema
al collasso. Non si preferiscono i prodotti italiani, perché non sono i meno
cari, e quindi…
giovedì 21 marzo 2013
Basta col PIL
Il prodotto
intero lordo (PIL) non ha niente a che fare con il benessere dei cittadini di
un paese: il PIL rappresenta solo il valore totale di tutti i beni e servizi
finali prodotti in un paese.
Questo valore non corrisponde esattamente al reddito dei lavoratori di
un paese, e il suo aumento, ossia la fantomatica “Crescita”, non ci da necessariamente
indicazioni positive sull’aumento dell’occupazione: con la crescente
meccanizzazione della produzione, infatti, si potrebbe far aumentare il PIL
riducendo i lavoratori occupati, sostituendoli con le macchine.
Gli economisti classici hanno sempre sostenuto che la meccanizzazione
della produzione non avrebbe aumentato la disoccupazione, perché ai lavoratori
non qualificati (che vengono sostituiti dalle macchine) si sostituiscono i
lavoratori qualificati (che le macchine le progettano e le riparano). Come al
solito quindi le teorie economiche rimangono nel mondo della fantasia e
non considerano mai la dimensione temporale:
-
che fine fanno nell’immediato i lavoratori che
perdono il lavoro?
-
quanto ci vorrebbe (e sarebbe possibile?) farli
diventare lavoratori qualificati?
-
quante persone ci vogliono per progettare le
macchine che hanno sostituito gli uomini? Lo stesso numero che prima svolgeva
il lavoro manuale o più verosimilmente molte di meno?
Il PIL poi non
ha niente a che fare con il benessere puro dei cittadini, inteso come felicità,
soddisfazione. Risale al 1974 lo studio di Easterlin, economista americano che
dimostrò come oltre un certo livello di ricchezza del sistema paese e di
reddito individuale la felicità delle persone non aumenta, e in alcuni casi
diminuisce.
Da allora si sono moltiplicati gli studi che hanno dimostrato come i paesi più felici del mondo non siano necessariamente i più ricchi. Ma
questa nuova branca di studi, definita economia della felicità, è rimasta da
sempre in secondo piano, e i governi dei paesi industrializzati non hanno
praticamente mai preso in considerazione la questione (a parte il premier inglese Cameron).
In Italia figuriamoci… mai considerata la felicità dei cittadini, si è
presa a riferimento la sola crescita del PIL quando si sarebbe dovuto
considerare molto di più non solo la quantità di occupati, ma soprattutto la
qualità dell’occupazione. E ora non solo gli occupati sono sempre di meno, ma una enorme parte sono precari, in nero, o a rischio di licenziamento.
La
sopravvivenza di una società ha molto poco a che fare con i numeri, e molto
dipende dalla qualità della vita dei suoi componenti: sembra un concetto banale
ma forse, proprio perché banale, è stato dato veramente troppo per scontato.
sabato 9 marzo 2013
Il signoraggio 2: Che valore hanno i nostri soldi?
Il meccanismo di creazione della moneta che parte dalla
banca centrale presenta un altro grande paradosso: il potere conferito alle banche private di creare a loro volta moneta,
avviando un processo potenzialmente infinito!
Il paradosso, che viene tranquillamente spiegato nelle
facoltà di economia come fosse la normalità, è forse più facile spiegarlo con
un esempio.
La BCE decide di creare 100 euro di moneta, e per
immetterli nel mercato li presta interamente alla banca A.
questa a sua volta li presta al sig. rossi, che fa
l’imprenditore e che sta aprendo una nuova impresa. 50 euro il sig. rossi li
spende per acquistare i macchinari necessari alla sua produzione dal sig.
verdi. Gli altri 50 li spende per pagare il suo unico dipendente, il sig.
bianchi. Il sig. verdi deposita i 50 euro ricevuti dal rossi in un’altra banca,
la banca B. Quest’ultima non è costretta a tenerli in cassaforte tutti, deve
solo essere sicura di avere i contanti necessari quando il sig. verdi vuole
prelevarli. In Europa le banche sono obbligate a tenere in cassaforte in
contanti solo il 3% di tutti i depositi che ricevono, normalmente ne tengono un
po’ di più, sulla base delle statistiche che si fanno, ma con l’avvento della
moneta elettronica la percentuale di riserva di denaro materiale si abbassa
sempre di più.
Supponiamo che la banca B tenga il 10% di riserve:
significa che dei 50 euro depositati dal sig. verdi, 5 li deve tenere in
cassaforte, ma 45 li può riprestare a un altro imprenditore, chiamiamolo sig.
tizio. Supponiamo che anche il sig. bianchi depositi i suoi 50 euro alla banca
B, che ne ripresta 45 al sig. caio.
Ecco che dopo solo
due passaggi i soldi si sono moltiplicati: la banca centrale ha deciso di
creare 100 euro, ma adesso il sig. verdi possiede 50 euro, il sig. bianchi
altri 50, il sig. tizio 45 e il sig. caio altri 45: in tutto, sul mercato ci
sono 190 euro.
Se tutti e quattro
i personaggi volessero prelevare allo stesso momento tutti i loro depositi?
La banca B non potrebbe ridarglieli non perché non ne ha la disponibilità
immediata in cassaforte, ma perché 90 euro su 190 non esistono, non sono mai
esistiti e la loro esistenza non è garantita da nessuno.
Tutto si regge su
un accordo tacito di cui la maggior parte dei cittadini non è assolutamente
consapevole.
mercoledì 6 marzo 2013
L'istruzione omologante
L’istruzione che riceviamo fin da piccoli ha il solo
effetto di appiattirci e renderci tutti uguali: tutti imprigionati dietro a un
banco in attesa di un sapere che ci viene imboccato dall’alto.
Tutti vogliosi di scoprire e valorizzare le nostre
personalità, le nostre peculiarità, e tutti castrati del nostro senso critico e
della nostra energia creativa.
Così arriviamo a 18 anni avendo ricevuto tutti le stesse informazioni, avendo vissuto forzatamente le esperienze nello stesso
modo. Non siamo stati incentivati ognuno a sviluppare la propria e unica
personalità, le proprie tendenze, le proprie passioni, le proprie abilità
innate; al contrario siamo stati amalgamati l’uno con l’altro.
E a 18 anni di punto in bianco ci si dice:”bene! Ora
che SAI tutto quello che devi SAPERE, che hai ricevuto uno sguardo imparziale e
acritico su tutto lo scibile umano, ora scegli cosa vuoi essere!”
E noi, che non abbiamo più alcuna idea di chi siamo,
ci sorprendiamo anche di non sapere più da che parte andare…
mercoledì 27 febbraio 2013
Votate chi ha paura dei problemi
L’Italia e tutta l’Europa stanno attraversando una
recessione mostruosa, causata indirettamente dalla crisi finanziaria del 2008,
che è stata solo un’espressione di un fenomeno molto più ampio temporalmente e
spazialmente: la violenta e incontrollata convergenza tra paesi industrializzati e economie emergenti, causata dalla globalizzazione.
Berlusconi ha
sempre negato l’esistenza anche solo della crisi; almeno fino all’estate
del 2011 ha rifiutato l’idea che ci fosse qualsiasi tipo di problema per l’economia
italiana. Mentre la Germania, la Francia e gli altri paesi europei si
movimentavano per prendere misure immediate e strutturali per proteggersi dalla
recessione, l’Italia rimaneva indietro.
Tutta colpa di
un inconsapevole totale, appoggiato in parlamento da inconsapevoli e nelle
piazze dalla parte più inconsapevole dei cittadini italiani.
Quali erano i segnali che dimostravano che la crisi
non esisteva? Ristoranti pieni, difficoltà a prenotare aerei, il gruppo Mediaset
che continuava ad andare bene… Un presidente del consiglio che si basa su
queste occhiatine qualunquiste invece che dare uno sguardo agli infiniti
rapporti di BCE, Banca d’Italia, Istat, Eurostat, sindacati, centri studi,
ecc., che personaggio può essere? Che apporto può dare al bene del paese?
NESSUNO, ma quella parte più
addormentata, qualunquista, populista, bigotta, menefreghista e egoista dell’Italia
continua a votarlo!!
Poi c’è la sinistra, leggermente più consapevole, che
ha sempre sottolineato l’esistenza della crisi (come sarebbe ovvio), ma non si
è mai spinta più in là. Non hanno mai capito o voluto capire le cause più
profonde e strutturali della recessione, e non hanno quindi mai proposto quelle
misure veramente necessarie per proteggere il tessuto produttivo del paese.
Lo stesso dicasi per le istituzioni economiche e i
professoroni di economia: Draghi ha mai parlato di globalizzazione e
convergenza? E Monti? Non possono, perché in questo momento quello che serve sono misure protezionistiche, e questi
economisti bocconiani di protezionismo non possono proprio sentir parlare, perché
il mercato è la soluzione e la salvezza di tutto.
Come si fa a votare questa gente? Come si possono incaricare questi soggetti di risolvere un problema se loro le cause del problema non le hanno ancora capite, e in alcuni casi
rifiutano anche l’esistenza del problema?
Gli unici che hanno dimostrato apertamente
consapevolezza della gravità della situazione e delle sue cause sono gli
attivisti del Movimento 5 Stelle, che per questo meritatamente hanno ottenuto
una miriade di voti.
martedì 26 febbraio 2013
Le teste di rapa, le facce di bronzo, le teste di legno
Panoramica della politica italiana:
Le teste di rapa
Berlusconi promette la restituzione dell’IMU 2012
grazie ad un accordo con il governo svizzero: quando la Svizzera smentisce,
dichiara che i 4 miliardi di euro necessari li anticiperà lui di tasca sua… (già che c’è si comprasse direttamente il
paese, così si accolla lui tutto il debito).
In Italia ci vogliono 359 giorni per approvare una
legge: per Berlusconi è colpa della Costituzione e dei litigi con i piccoli
partiti. Dimentica che forse è anche colpa dello scarso tempo che i politici
dedicano in media alle attività parlamentari, visto che da dipendenti statali dovrebbero passare 40 ore a settimana in
Parlamento, mentre nella realtà hanno un po’ troppe attività collaterali…
Le facce di
bronzo
Scoppia lo scandalo Monte dei Paschi di Siena, che
coinvolge tutti gli esponenti politici italiani ed evidenzia i loro
innumerevoli conflitti di interessi. Il Presidente della Repubblica Napolitano,
in qualità di garante della giustizia e dell’applicazione delle regole
costituzionali, invita a rispettare la
privacy…
Dopo venti anni di attesa e troppe occasioni perse,
Bersani dichiara in campagna elettorale che il primo intervento del suo governo
sarà la legge sul conflitto di interessi. Visti i risultati delle elezioni,
avranno l’ennesima scusa per non farla.
Le teste di
legno
Prendi un famoso magistrato antimafia, allievo di
Borsellino, oppure un gran professore della Bocconi, e li metti a capo di un
nuovo movimento politico destinato a portare rinnovamento e cambiamento. Dietro
le loro teste ampie e ingombranti ti nascondi tu, politico di professione senza
più idee né ideologia, senza più appartenenza, senza più scopo e soprattutto senza
più voti, perché sei convinto che essere
riciclati è sempre meglio che finire in discarica…
Qualche esempio dalla Francia
Come funziona il mercato del lavoro in Francia?
In Francia c’è un salario minimo garantito, uguale per tutti, che per 40 ore
lavorative settimanali è pari a circa 1598 euro lordi al mese, ossia circa 1288
euro netti. Il cuneo fiscale quindi, ossia le tasse pagate direttamente dal
datore di lavoro, date dalla differenza tra stipendio lordo e netto, è molto
più basso dell’Italia. Quanti anni sono
che si parla di ridurre il cuneo fiscale nel nostro paese?
In Francia se hai un contratto a tempo determinato e
alla scadenza il datore di lavoro non ti rinnova, hai diritto ad un sussidio di
disoccupazione per lo stesso periodo che hai lavorato pari ad una cifra tra il
70 e l’80% dello stipendio, pagato in parte dal datore di lavoro.
La stessa cosa succede se hai un contratto a tempo
indeterminato e sei licenziato per motivi non gravi: il datore di lavoro ti paga parte del sussidio, e quindi ci pensa
due volte prima di licenziarti.
Se poi ti licenziano per esubero, ad esempio, è
vietato assumere un’altra persona per un certo periodo di tempo, proprio per
giustificare l’esubero.
Come si fa la denuncia dei redditi in Francia?
L’agenzia delle entrate francese ti manda a casa per posta un documento che tu devi riempire con i
tuoi redditi dell’anno, tu lo rimandi, poi i
calcoli li fanno loro e qualche mese dopo ti rimandano a casa i bollettini
per pagare (oppure se vuoi ti prelevano direttamente dal conto corrente). Niente
commercialista, nessuno che impazzisce appresso alle istruzioni incomprensibili.
Come funziona la partita IVA in Francia?
L’apertura della partita IVA è gratuita e si fa via
internet inviando un modulo compilato e la fotocopia della carta d’identità. Le
tasse si pagano solo sui soldi guadagnati, e le aliquote vanno dal 14% al 23%
massimo (in Italia con la partita IVA normale paghi oltre il 40% di tasse, con
quella agevolata tra tasse e spese di commercialista comunque superi il 20%). Per gestirla non c’è alcun bisogno del
commercialista: sommi quello che hai fatturato e invii il dato tramite il
sito internet, le tasse ti saranno addebitate direttamente sul conto….
Ogni paese ha la sua storia e le sue peculiarità, che
influenzano la sua struttura. Non ha senso fare paragoni assoluti. A volte però
ci si trova di fronte a situazioni che fanno pensare che certe soluzioni non
sono poi così difficili da concepire ed applicare, come spesso ci vogliono far
credere i nostri politici.
E visto che
dire che i nostri governanti sono incapaci o inetti servirebbe solo a
scagionarli troppo facilmente dalle loro responsabilità, non resta altro che
pensare che loro le soluzioni non le vogliono trovare.
lunedì 25 febbraio 2013
L’ennesimo esempio di conflitto di interessi
Il caso Monte dei Paschi di Siena dimostra
chiaramente l’esistenza e il funzionamento di quella enorme e inestricabile rete di individui che governano il paese
occupando i posti dirigenziali di aziende, banche, imprese pubbliche o semi
pubbliche, agenzie governative e partiti politici in perenne condizione di
conflitto d’interessi.
Siena è da sempre governata dalla sinistra, che
controlla tutto il tessuto economico della città e fa quel che vuole.
L’opposizione, in questo caso il PDL, non fa nulla, non ci prova neanche, tanto
sono scoraggiati…. Ma forse non è solo
scoraggiamento il loro…
Infatti, la Fondazione MPS, che controlla la banca, è
controllata in maggioranza da uomini del PD, ma in essa sono presenti anche
uomini chiave di Denis Verdini (stiamo parlando di uno dei coordinatori
nazionali del PDL). È di pochi giorni fa, tra l’altro, la notizia dell’esistenza
di un presunto patto tra Verdini e il sindaco di Siena Ceccuzzi, per spartirsi
il potere senza pestarsi i piedi.
Del resto, basta vedere come si è comportata la
stampa di fronte alla questione dell’operazione di acquisto di Antonveneta,
operazione assurda e inspiegabile che ha creato una difficoltà finanziaria
enorme per il MPS ed ha scatenato l’inchiesta giudiziaria.
L’acquisto di
Antonveneta è una storia vecchia, ma chi ne ha parlato per primo?
La Repubblica proprio no, ma è il giornale di partito
del PD… magari Il Giornale, o Libero, i quotidiani più vicini al PDL, che
avrebbero avuto tutto l’interesse politico a denunciare uno scandalo del
genere, che potrebbe distruggere il principale partito avversario. Sempre che questo scandalo coinvolga SOLO
il partito avversario.
Di fatto, a denunciare la cosa è stata come al solito
la trasmissione Report, in onda su Rai3, ma la notizia non è stata per niente
ripresa dalle testate nazionali, finchè non è esploso il bubbone con
l’inchiesta della magistratura.
Sono queste
catene di relazioni e di comportamenti che rendono necessario il totale
rinnovamento della classe politica e dirigenziale del paese e la creazione di
un meccanismo che limiti la possibilità di ogni individuo di ricoprire
incarichi politici e dirigenziali a vita sfruttando le posizioni di conflitto
d’interessi.
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